I leader mondiali stanno lavorando per salvare l'economia.L'Italia proporrà alla prossima riunione del G8, di cui assume la presidenza di turno, un «legal standard». Lo ha annunciato il ministro dell'Economia Giulio Tremonti da Parigi, al termine del forum "'Nuovo mondo, nuovo capitalismo" sulla crisi finanziaria. Tremonti ha spiegato che si tratta di «un sistema giuridico-legale, del tipo delle bozze Ocse adattate ai nostri tempi»; da non confondere, ha precisato il titolare di via XX Settembre, della regolamentazione di un solo settore, come quello finanziario, ma di «un insieme di regole soprattutto giuridiche cui tutti dovranno attenersi». Nel dettaglio Tremonti ha osservato che «nel mondo c'è non solo un mercato, ma tantissimi Stati. E molti di questi hanno un sistema legale solido, altri solo in apparenza. Noi proporremo - ha proseguito - che si facciano leggi il più convergenti possibile, vale a dire un sistema giuridico-legale che includa valori e regole che negli ultimi dieci anni sono stati oscurati».Ipotesi moratoria sui prodotti tossici della finanza. Il ministro ha inoltre proposto una moratoria internazionale sui titoli "tossici" delle banche. Per far fronte alla crisi, tra le varie misure, ci sarebbe un altro intervento che dovrebbe basarsi «sulla separazione tra attività sane e titoli tossici». Bisogna «difendere la parte operativa delle banche. C'è una parte che - ha spiegato - può essere separata, sospesa in una logica di moratoria. Salvare tutto è una missione divina ma salvare quanto può essere salvato è una missione umana, dei governi». Il governo intende monitorare la situazione dei finanziamenti alle piccole e medie imprese: il ministro dell'Economia ritiene infatti che, data la particolare congiuntura economica, occorra «evitare la restrizione del credito». Tremonti ha spiegato che per il momento le banche cooperative «proseguono i loro affidamenti alle imprese mentre altri li hanno ridotti. Sono selezioni che - ha aggiunto - non tengono conto della situazione dei conti delle imprese ma della struttura di bilancio delle banche». Non sappiamo se questo basterà. Certo è che si allarga l’emergenza povertà in Italia , un Paese con tali squilibri sociali da ricordare il Sudamerica. Secondo il Rapporto sulla povertà in Italia elaborato dalla Caritas Italiana in collaborazione con la Fondazione Zancan «l’emergenza sociale riguarda 15 milioni di persone», quindi non solo i 7,5 milioni di persone ufficialmente sotto la soglia della povertà, ma altrettanti che «si collocano poco sopra, e quindi sono da considerare ad alto rischio». Il rapporto denuncia le «profonde disuguaglianze» nel nostro Paese, dove «il quinto delle famiglie con i redditi più bassi percepisce solo il 7,0% del reddito totale» mentre «il quinto delle famiglie con il reddito più alto, percepisce il 40,8% del reddito totale». L’Italia, quindi, si avvia a una situazione di sperequazione sociale che ricorda quella di alcuni paesi dell’America Latina. Mons. Vittorio Nozza, direttore della Caritas Italiana si è chiesto: «Assistiamo in questi giorni a montagne di soldi pubblici che, con il giusto accordo di tutti, corrono al capezzale della grande finanza e delle imprese in crisi per tentare di mettere in atto un salvataggio. Perchè non fare altrettanto per soccorrere chi lotta quotidianamente per sopravvivere all’indigenza e alla precarietà?». In Italia sono povere le famiglie con anziani (soprattutto se non autosufficienti) ed è povero un terzo delle famiglie con tre o più figli. Avere più figli o i nonni in casa aumenta cioè il rischio di povertà, mentre in Norvegia con più figli il tasso di povertà si abbassa. Secondo i dati Istat, citati nel Rapporto Caritas-Zancan il 13% degli italiani è povero, in quanto vive con meno di 500-600 euro al mese. Il 48,9% delle famiglie povere vive al Sud. Altro punto dolente evidenziato dal rapporto la posizione rispetto agli altri Paesi Ue. «Insieme alla Grecia e all’Ungheria - si legge - siamo in Europa l’unico Paese non dotato di misure basilari di intervento» contro la povertà. «Paesi come l’Inghilterra - ha ricordato mons. Nozza - destinano alla lotta all’esclusione sociale l’1,7 per cento del Pil, contro lo 0,1% italiano. Mentre in Europa la media è dello 0,9%». Gli altri paesi, ha aggiunto, hanno varato «un piano che l’Italia non ha e non ha mai avuto». Tra le proposte contenute nel Rapporto: l’adozione di una misura universale di sostegno al reddito; nel mezzogiorno investire in servizi pubblici essenziali; tutelare anziani e portatori di handicap, che costituiscono una «emergenza» per molte famiglie italiane; nella crisi degli alloggi intervenire con sostegni agli affitti, garanzie ai proprietari e edilizia pubblica. Basterebbero queste cifre a randere la politica più seria e credibile: invece, dobbiamo pure sopportare i capricci di Rosetta (Iervolino) o i referendum di Tonino (Di Pietro) ....
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