“Come si può, ad esempio, non polemizzare
aspramente col compagno Giolitti quando egli afferma che oltre che in Polonia
anche in Ungheria hanno difeso il partito non quelli che hanno taciuto ma
quelli che hanno criticato? E' assurdo oggi continuare a negare che all'interno
del partito ungherese - in contrapposto agli errori gravi del gruppo dirigente,
errori che noi abbiamo denunciato come causa prima dei drammatici avvenimenti
verificatisi in quel paese - non ci si è limitati a sviluppare la critica, ma
si è scatenata una lotta disgregatrice, di fazioni, giungendo a fare appello
alle masse contro il partito. E' assurdo oggi continuare a negare che questa
azione disgregatrice sia stata, in uno con gli errori del gruppo dirigente, la
causa della tragedia ungherese.
Il compagno
Giolitti ha detto di essersi convinto che il processo di distensione non è
irreversibile, pur continuando a ritenere, come riteniamo tutti noi, che la
distensione e la coesistenza debbano rimanere il nostro obiettivo, l'obiettivo
della nostra lotta. Ma poi ci ha detto che l'intervento sovietico poteva
giustificarsi solo in funzione della politica dei blocchi contrapposti, quasi
lasciandoci intendere - e qui sarebbe stato meglio che, senza cadere lui nella
doppiezza che ha di continuo rimproverato agli altri, si fosse più chiaramente
pronunciato - che l'intervento sovietico si giustifica solo dal punto di vista
delle esigenze militari e strategiche dell'Unione Sovietica; senza vedere come
nel quadro della aggravata situazione internazionale, del pericolo del ritorno
alla guerra fredda non solo ma dello scatenamento di una guerra calda,
l'intervento sovietico in Ungheria, evitando che nel cuore d'Europa si creasse
un focolaio di provocazioni e permettendo all'Urss di intervenire con decisione
e con forza per fermare la aggressione imperialista nel Medio Oriente, abbia
contribuito oltre che ad impedire che l'Ungheria cadesse nel caos e nella
controrivoluzione, abbia contribuito in misura decisiva, non già a difendere
solo gli interessi militari e strategici dell'Urss, ma a salvare la pace nel
mondo.”
Nella Rivoluzione Ungherese del 1956 morirono migliaia
di Ungheresi e anche i feriti furono molte migliaia.
Circa 250.000 persone (il 3% della popolazione)
furono gli Ungheresi che lasciarono il proprio Paese rifugiandosi in Occidente.
Secondo l’ottimo Michele Serra, chi pronunciò queste parole
dovrebbe condurrebbe
una vita ritirata, intagliando orologi a cucù, o cos’altro?
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